lunedì 1 agosto 2016

L'Altopiano dei Sette Comuni tra storia e natura

Inizieremo a farci conoscere presentandovi i nostri luoghi, gli angoli più nascosti della nostra regione e i paradisi più incontaminati.
Parleremo dell'Altopiano dei Sette Comuni, o conosciuto anche come Altopiano di Asiago per il nome del suo centro cittadino principale; un piccolo mondo incastonato tra le Prealpi Vicentine.


Appena giunti alla sua altitudine di circa 1000 metri il panorama ci appare già mozzafiato e lasciando perdere lo sguardo all'orizzonte capiamo fin da subito che qui la natura regna sovrana. I boschi in prevalenza di abete rosso coprono i rilievi circostanti e lasciano intravedere i diversi centri abitati situati nella conca centrale.



Percorrendo la strada principale in direzione Asiago passiamo per diversi paesi, appartenenti ai Sette Comuni che formano l'Altopiano, e l'atmosfera che respiriamo è magica. Il tragitto è accompagnato dal profumo del fieno appena tagliato, gerani rossi ben curati, una routine rilassata e la pubblicità dell'immancabile formaggio Asiago!

Dopo aver perlustrato la zona circostante arriviamo alla Città di Asiago: patria dell'omonimo formaggio, della famosa squadra di hockey sul ghiaccio, terra natale di Mario Rigoni Stern e teatro a cielo aperto delle battaglie della Prima Guerra Mondiale.


Decidiamo di recarci in un bar del centro per iniziare al meglio la giornata con una colazione, e il luogo più ideale ci sembra un bar rivolto verso il Duomo San Matteo, patrono di Asiago. Gustando una brioche con la marmellata Rigoni di Asiago, azienda nata e in costante crescita proprio su questi monti, veniamo incuriositi dalla Fontana del Fauno posta in mezzo ai Giardini di Piazza Carli. Questa, eretta tra gli anni 1927/'28, è caratterizzata da sculture in bronzo che rappresentano i quattro animali dei boschi: il gallo cedrone, la volpe, l'aquila e lo scoiattolo. 


Da qui decidiamo di proseguire verso il Corso IV Novembre: la via principale dello shopping, caratterizzata da numerose boutiques e da un frenetico, ma allo stesso tempo piacevole, via vai di gente.
Alla nostra sinistra spicca imponente il Sacrario Militare di Asiago, più noto come Sacrario del Leiten, costruito nel 1932 per accogliere le salme della guerra del 1915/1918 sperse nei diversi cimiteri militari. Attualmente nel sacrario riposano i resti di 54.286 caduti italiani ed austro-ungarici: solo una piccola parte di tutte quelle vittime morte combattendo. La sua architettura trionfale e in marmo bianco evoca un senso di imponenza sulla sua città. 



Questo assaggio di storia ci fa venir voglia di andare a scoprire alcuni forti militari ancora esistenti e facilmente raggiungibili: testimoni indelebili che ancora portano le cicatrici di quelle battaglie.
Decidiamo così di dirigerci al Forte Campolongo e poi al Forte Verena, per una passeggiata immersi tra storia e natura. Per raggiungere queste mete ci rimettiamo in auto e dopo 15 minuti, seguendo le indicazioni per i paesi di Roana e poi Mezzaselva, intravediamo la strada che ci porterà nelle località Campologo e Verena (note oltretutto per lo sci di fondo e di discesa a livello nazionale).

Da subito la zona ci appare come un altro mondo: la tranquillità dei boschi, un turismo sostenibile, il panorama mozzafiato e la dimostrazione che la convivenza pacifica tra uomo e natura è possibile.
Parcheggiamo l'auto nell'ampio piazzale antistante il Rifugio Campolongo e ci incamminiamo seguendo le indicazioni ben visibili per l'omonimo forte. In poco più di mezz'ora, percorrendo un sentiero tra i boschi di pino e faggio poco ripido e ben curato, raggiungiamo la vetta.
O quasi…
Abbiamo infatti “conquistato” solo le mura esterne della fortezza! Proseguiamo così attraversando una piccola galleria, e questa è la vera porta d'accesso. 




I primi dieci minuti sono serviti per realizzare l'imponenza del massiccio altopianese sulla Pianura Vicentina sottostante, gli Altopiani di Tonezza e Folgaria attorno a noi, la catena del Pasubio in lontananza, il Monte Cengio a fianco, e così via. In pochi minuti la mente si è sgombrata e un'incredibile sensazione di libertà ci ha travolto.
Quando dicono.. “dove volano le aquile..”, noi eravamo proprio lì!

Dopo è iniziata la fase riflessione-tristezza pensando ai soldati morti proprio in quel posto, teatro delle più atroci battaglie servite per fermare l'invasione austro-ungarica verso la sottostante pianura. Bisogna infatti ricordare che l'Altopiano era definito durante la Prima Guerra Mondiale come “la porta d'accesso” per conquistare l'Italia, porta che non riuscirono a sfondare.

Il Forte Campolongo (1720 metri s.l.m.) è stato di recente restaurato e reso interamente accessibile al pubblico grazie al progetto Ecomusei della Grande Guerra. È stato così trasformato in un sito sicuro dove la storia può essere conosciuta in modo diretto e capita in prima persona.
Siamo stati del tutto rapiti da quella cima, tanto da preferire il nostro pranzo al sacco al gentile e tipico ristoro in una delle locali malghe (strutture d'alpeggio dove nei mesi estivi si recano i pastori con i propri animali, in genere bovini, per produrre e vendere prodotti come formaggi e salumi).









Dopo questa pausa decidiamo di tornare al Rifugio Campolongo, punto di partenza, passando per la Voragine del Sciason: un significativo esempio di cavità carsica dell'Altopiano dei Sette Comuni con i 96 metri di profondità.
Attualmente ci si può avvicinare (sono presenti delle strutture di sicurezza) ed ammirare dall'alto questo inusuale fenomeno. In passato era adibita a “frigo naturale” permettendo di estrarre una numerosa quantità di ghiaccio necessaria per abbeverare gli animali d'alpeggio nei periodi più secchi dell'anno. Al giorno d'oggi, dato l'innalzamento della temperatura globale, questo uso è scomparso.


Arrivati al piazzale dove abbiamo parcheggiato, dopo aver percorso un piccolo sentiero in mezzo al bosco, ci dirigiamo verso il Monte Verena (4 minuti in macchina o 20 minuti a piedi).
Appena giunti ci colpiscono le numerose piste da sci presenti e l'impianto di risalita davanti a noi. Decidiamo così di salire al Forte Verena, sul cucuzzolo della vetta (2015 metri s.l.m.), utilizzando la seggiovia. Questa, aperta anche durante l'estate, può essere usata acquistando il biglietto presso il Rifugio Verenetta.
Dopo qualche minuto di viaggio sospesi a tot metri d'altezza, siamo arrivati sulla cima. Anche questa volta la vista è semplicemente mozzafiato!
Il Forte Verena davanti a noi, un bellissimo rifugio d'alta quota a pochi metri e un tale panorama.. che spettacolo!



Il Forte Verena, interamente visibile, è conosciuto per aver segnato l'inizio della Grande Guerra su questi monti con lo sparo del primo colpo di cannone il 24 maggio 1915 alle ore 3,55. Subito dopo si affiancarono le cannonate dei Forti Corbin e Campolongo, dando così inizio alla “guerra dei forti” tra le fortezze italiane e quelle austriache.

Possiamo intuire la sua importanza passata dalla posizione strategica in cui si trova: l'Altopiano davanti a sé e la strada delle Vezzene, accesso e confine con il Trentino, appena dietro. Il tutto è ancora oggi ben visibile e, dopo qualche minuto fermi a riflettere, capiamo la veridicità del detto che vedeva favorita la vittoria delle guerre a chi disponeva delle visuali più strategiche.
Leggiamo così i pannelli illustrativi, le mappe e percorriamo i resti del forte.
L'aria quassù è decisamente più fresca!




Dopo questo ci rechiamo al Rifugio Verena, individuato poco fa, per concludere la giornata con i sapori dell'Altopiano. Ordiniamo una birra artigianale, Birra Cimbra, e un tagliere con salumi e formaggi locali. Lo staff gentile e le comode tavole all'aperto affacciate sul mondo circostante ci fanno rimanere fermi quasi un'ora.
Un'ora straordinaria in cui ci lasciamo rapire da un tramonto infuocato e dalla voglia di sentirci più liberi.

Si conclude così la nostra giornata in questa magica terra dove le persone narrano ancora antiche leggende e vivono in perfetta armonia con la natura incontaminata. Abbiamo capito come sia importante la storia di un luogo e il suo continuo ricordo, nonché la memoria delle tradizioni locali. Consigliamo perciò questa meta, ideale per un week end di relax o qualche giorno di sport, al fine di ricaricarci dalla vita caotica di tutti i giorni.
Dovremmo imparare proprio dai ritmi della natura a vivere più intensamente ogni momento, a non dare nulla per scontato, ad ascoltare attorno a noi e a trovare il tempo che molto spesso ci manca.



Viaggi in corso

1 commento:

  1. Un consiglio ai lettori di questo magnifico pezzo. Chiudete gli occhi alla fine di ogni frase. Sognate, riflettete e sorridete .Alcune meraviglie si possono vivere anche grazie ai racconti di altri , proprio come in questo caso. E poi, perchè no , segnatevi sulla vostra agenda di viaggio questi posti come una vostra prossima meta. Io l'ho appena fatto ;)

    RispondiElimina