lunedì 15 agosto 2016

Austria e Baviera tra castelli fiabeschi e città nascoste

Qualche giorno rimasto di ferie e ancora nulla di organizzato. Cosa fare? E’ quello che ci siamo domandati anche noi prima di decidere di prendere la macchina e partire per le zone che tra poco vedremo.
Tre giorni non sono molti ma sono quelli che bastano per visitare finalmente un luogo che ci perseguita (in senso buono) ogni volta che sfogliamo la guida Touring Club “Monaco e la Baviera”.
Monaco l’abbiamo vista e rivista; l’Oktoberfest,  la torre dell’orologio, i ricchissimi musei, Marienplatz, ecc.; una città bella ed accogliente che però questa volta non riuscirà a sviarci dalla nostra idea di intraprendere un breve viaggio dedicato principalmente alla visita del celeberrimo castello dal nome impronunciabile: Neuschwanstein, una pallino che abbiamo da tanto e che, per un motivo o per un altro, non siamo mai riusciti a toglierci, almeno fin’ora.



Quante volte abbiamo visto quella sagoma nei documentari, nei libri, nelle cartoline. Una costruzione architettonica da togliere il fiato, un luogo degno delle più belle favole, quel castello che Walt Disney prese a modello per i suoi primi film d’animazione.
Tracciamo su google maps un possibile itinerario; dal nostro paesino in provincia di Vicenza dista meno di 5 ore d’auto, non abbiamo più scuse.
Bagagli caricati, guida turistica alla mano, meta fissata sul navigatore, serbatoio carico e….si parte: destinazione distretto della Svevia (Baviera).

In meno di un’ora varchiamo il confine veneto ed entriamo in Trentino; sicuramente guidare circondati dalle montagne è ben diverso che passare le ore in autostrada; già il tragitto è parte integrante del viaggio.
Levico, Pergine, Trento e, in men che non si dica, siamo a Bolzano. Un’altra oretta e arriviamo al passo del Brennero, valico di frontiera fra l'Italia e l'Austria.
Nel nostro itinerario abbiamo previsto una breve tappa ad Innsbruck, dove facciamo una passeggiata in centro e mangiamo un boccone in un locale caratteristico, lo Stiftskeller. Ricette tradizionali e camerieri in abiti tirolesi, niente di meglio per entrare nell’ottica del nostro tour.
Con un po’ di pigrizia torniamo in auto; non ce ne voglia Innsbruck ma la nostra meta è un’altra. Circa due orette ci separano da Füssen, cittadina tedesca della Baviera posizionata a pochi chilometri dall’Austria.
Arriviamo a Füssen a metà pomeriggio e i nostri occhi sono alla disperata ricerca del nostro adorato castello in lontananza. Ancora nulla.

Prima di pensare al castello, però, dobbiamo trovare una sistemazione per la notte. Proviamo a chiedere in qualche B&B/zimmer ma sono tutti pieni. Arriviamo finalmente in un posto carinissimo, poco fuori dal centro del paese, il Suzanne´s Bed & Breakfast. La signora, gentilissima, ci mostra l’unica stanza disponibile, un appartamento veramente magnifico, con angolo cucina. Per la prima notte non potevamo chiedere di meglio.
Dopo aver lasciato le valige ci incamminiamo verso il centro di Füssen; ormai è quasi sera e per Neuschwanstein dobbiamo attendere il giorno dopo. Füssen è davvero una cittadina graziosa, all’interno di un paesaggio nel quale si incontrano colline, montagne e azzurrissimi laghi, in primis quello di Forggensee.
Leggendo la nostra guida mentre passeggiamo scopriamo che proprio in questo luogo si incrociano quattro vie di comunicazione di differente tipologia: la Romantische Straße, la via Claudia-Augusta (importante nell’impero romano), la via del fiume Lech (affluente del Danubio) ed infine la Deutsche Alpenstraße.
Ci immergiamo nei pittoreschi vicoli, intrisi del sapore e del fascino bavarese. Tra un negozio di souvenir e l’altro ci fermiamo a cenare in un locale tipico, Hirsch. Se vi capita di passare nelle vicinanze provate il loro strudel, una prelibatezza!
Dopo una bella serata ci dirigiamo a piedi verso il nostro B&B; è tempo di ricaricare le pile in vista della giornata che seguirà.

Il secondo giorno inizia al meglio con una super colazione servita dalla proprietaria del B&B vestita con abiti tradizionali bavaresi. C'è veramente di tutto, sia per chi predilige la colazione all’italiana che per coloro che optano per le pietanze salate.
Ringraziamo la signora, carichiamo le valigie e ci dirigiamo verso la località Schwangau, dove sorge il famoso castello. Sono più o meno 10min di macchina da Füssen.
Le indicazioni sono molto chiare, impossibile sbagliare se si arriva per conto proprio. Mentre parliamo del più e del meno scorgiamo in lontananza la sagoma del castello di Neuschwanstein immerso nella foresta, che domina il paesaggio scenografico.
L’emozione è indescrivibile, paragonabile a ciò che probabilmente prova un calciatore quando segna nella finale di un mondiale o all’entusiasmo di un bambino che scarta i regali a Natale.



Il castello, quel castello, è a pochissimi metri da noi. Parcheggiamo l’auto nell'ampio e ben controllato parcheggio e ci dirigiamo verso la biglietteria. Impossibile non notare la massa di turisti, davvero un numero notevole.
I visitatori possono scegliere se acquistare il biglietto per la sola visita guidata a 12€ (audio-guide in lingua italiana incluse) od optare per un biglietto cumulativo che permette la visita di altre fortezze.
Noi scegliamo il biglietto singolo, per il semplice fatto che il nostro itinerario è ritagliato ad hoc per le (poche) ore a nostra disposizione.

Ci avviciniamo alle pendici della roccaforte e scopriamo che esistono ben tre possibilità per salire la collina fino al castello: tramite un bus navetta, a piedi o con una suggestiva carrozza trainata da cavalli.
Decidiamo di immedesimarci fino in fondo nei personaggi delle fiabe Disney ed aspettiamo una carrozza, che ci accompagna per le vie del bosco fino all’entrata della meravigliosa costruzione. Arrivare così dà già di suo l’idea di favola.


Riassumere in poche righe la storia di questo capolavoro architettonico sarebbe riduttivo, ci limitiamo a dirvi che si tratta di uno dei tanti stravaganti castelli commissionati da Ludwig II re di Baviera, luoghi in cui amava rifugiarsi ed isolarsi dal resto del mondo. Una storia che merita e che vi consigliamo di approfondire.
Passo dopo passo entriamo in un luogo davvero idilliaco, dove il tempo sembra essersi fermato. L’apparato scenico ad effetto non si limita all’architettura esterna, ma è perfettamente rispettato anche negli sfarzosi interni. Memorabili la camera da letto di Ludwig II, la sala dei cantori e la celeberrima grotta artificiale illuminata con cascate e stalattiti.

Camminando tra una stanza e l’altra il panorama che scorgiamo dalle finestre ci lascia senza fiato: un’incontaminata distesa verde e azzurra, dominata da monti, boschi e cristallini laghi.
Un solo rammarico, mezz’ora di visita non basta per gustarsi appieno questo gioiello, il tempo di rendersi conto di essere lì che già la guida ci accompagna all’uscita.
Per non salutare subito il nostro bramato castello ci fermiamo a pranzare in uno dei tanti chioschetti posizionati a pochi metri. Nulla di pretenzioso; wurstel, patate e crauti come da tradizione tedesca, accompagnati da una fresca birra del luogo.



Fosse per noi staremmo lì seduti ai piedi delle mure per tutta la giornata, ma il nostro itinerario ci chiama. Scendiamo a piedi lungo le stradine del bosco, seguiamo una scorciatoia che ci permette in pochi minuti di arrivare al parcheggio.
La macchina si allontana e noi continuiamo a cercare quella sagoma con lo sguardo finché, man mano che ci immergiamo nella pianura bavarese, si fa sempre più piccola...e sparisce.


Prima di partire avevamo deciso, come già accennato, di tralasciare Monaco e soffermarci su cittadine che ancora non avevamo visto.
La nostra scelta è ricaduta sulla poco nominata Augsburg, in italiano Augusta.
Ci arriviamo dopo circa 1 ora e mezza di strada.
Augusta è la capitale del distretto della Svevia, ha poco meno di 300mila abitanti e può vantare di essere la seconda città più antica di Germania, visto che è stata fondata dai romani nel 15 a.C..
Ci rendiamo subito conto che turisticamente la città non è sufficientemente valorizzata, tanto che in pieno agosto i turisti si potrebbero facilmente contare.



Considerata da molti come la più bella città rinascimentale tedesca, la bellezza dei suoi edifici ci fa capire il perché di questo “riconoscimento”. Vide nel ‘500 il periodo di massimo splendore, quando prese piede la dinastia dei banchieri Fugger che, un po’ come i Medici fecero per Firenze, chiamò in città numerosi artisti di fama europea.
Oggi questa ricchezza si riflette nei palazzi del centro, specie quelli nella Maximilanstrasse, dove si concentrano i più bei palazzi rococò e  barocchi, accompagnati da numerose e vistose fontane e stravaganti facciate dipinte. 




Da non perdere la Basilica dei Santi Ulrico e Afra, uno dei monumenti simbolo della città, esempio dell’architettura gotica tedesca poi rivisitata in epoca barocca.
Tra i numerosi musei che offre Augusta noi abbiamo scelto di dedicarci al Maximilian Museum, che ripercorre la storia di questo glorioso centro ed espone manufatti veramente notevoli dei maestri orafi del passato della città. Una raccolta che permette di entrare ancora più in sintonia con questa sottovalutata meta.
Dopo aver cercato un alloggio per la notte ed averlo trovato praticamente appena fuori dal centro storico, proseguiamo la serata passeggiando nelle tranquille vie di Augusta, per assaggiare poi le specialità della casa del ristorante Perlach Acht, in pieno centro.
Termina così il secondo giorno, pieno di tanti ricordi e foto da riordinare.

Il terzo giorno dopo la colazione posizioniamo il navigatore verso una meta che più che entusiasmo ci trasmette una grande sensazione di tristezza.
Abbiamo infatti deciso di proseguire il nostro giro facendo tappa al campo di concentramento di Dachau, a pochi chilometri da Monaco. Da Augusta ci si arriva in poco meno di 40 minuti.
Visitare siti che ricordano quanto malvagio e mostruoso possa essere l’uomo fa sempre male, purtroppo però anche questi fanno parte della storia.
Parcheggiamo in un grande piazzale e ci dirigiamo verso l’ingresso (l’entrata è gratuita).
I turisti sono molti, ma il silenzio che si percepisce è di quelli carichi di emozione.
All’ingresso del memoriale vi è ancora il cancello originale con la tristemente nota scritta Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi).



Entriamo. Il sole di agosto picchia forte in quell’immensa distesa di sassolini senza un filo d’ombra. Straziante è il pensiero di quanti esseri umani lavoravano lì, come bestie, nelle peggiori condizioni climatiche, fisiche e psicologiche.
Il vuoto di quel cortile va pari passo con il vuoto che si prova nel visitare un luogo come quello, dove passo dopo passo ci si continua a domandare solo ed unicamente “Perché?”.

Negli ex edifici di manutenzione si trovano oggi delle mostre permanenti e temporanee dedicate alla storia del campo, dalla sua inaugurazione del 1933 alla liberazione per mano statunitense del 29 aprile 1945. 12 anni di buio e terrore ripercorsi attraverso foto, oggetti e video.
Gli alloggi degli internati erano stati abbattuti poco dopo la liberazione. Oggi se ne possono vedere un paio, ricostruiti in legno, per far capire ai visitatori le condizioni di vita all’interno. Vita, se così si poteva chiamare.
Molto significative anche le cappelle/memoriali dedicate alle varie religioni (ebraica, protestante, cattolica, ortodossa).

La parte più toccante della visita è la baracca contenente i forni crematori. Nell’archivio del memoriale sono documentati 32.000 decessi, senza contare le migliaia di vittime non ufficialmente registrate.
Dopo un percorso di circa due ore e mezza dominato dal silenzio, pieni di pensieri torniamo pian piano alla macchina.
Non è facile continuare un viaggio in maniera spensierata dopo una visita del genere, ma quando si sceglie di visitare un luogo come quello lo si mette in conto fin dal principio.
Ci dirigiamo verso il centro della cittadina Dachau per la pausa pranzo prima di partire con destinazione Austria.

Purtroppo Dachau verrà sempre e solo accostata al vicino campo di concentramento, un’eredità triste per questa piccola cittadina della Baviera, anticamente conosciuta per il suo lato artistico.
Vi consigliamo comunque di fare una breve tappa anche qui, dimenticando per un attimo il terrore che accadde nel vicino campo e che ne oscurò la storia.


Parte da qui l’ultima tratta del nostro breve viaggio. La nostra idea è quella di tornare in Italia allungando il percorso, senza passare per Innsbruck, come all’andata, ma fermandoci a Salisburgo, gioiellino austriaco.
Programmiamo sul navigatore un itinerario che preveda il meno possibile autostrade o strade affollate e che invece si concentri su strade secondarie immerse nella natura e in piccoli borghi tradizionali.
Dopo aver passato la periferia di Monaco percorriamo un tratto lungo le foreste di Anzinger e Ebersberger.
Proseguiamo fino ad arrivare nei pressi del fiume Inn e, come consiglia la nostra inseparabile guida, ci fermiamo al pittoresco paesino tedesco di Wasserburg am Inn, che si sviluppa all’interno di una penisola creata dalla curva del sopracitato fiume (la foto aerea sottostante dovrebbe rendere l'idea). Un luogo da vedere assolutamente.


Un’altra oretta di marcia durante la quale ammiriamo alla nostra destra il lago Chiemsee ed ecco che arriviamo a Salisburgo, una città in cui torniamo volentieri ogni qual volta che si presenta l’occasione (avrete più avanti una descrizione dettagliata della città nel nostro speciale Salisburgo ed Innsbruck).
Passeggiatina nel romantico centro, qualche acquisto d’obbligo come le golosissime Mozartkugeln (Palle di Mozart), salita in funicolare verso la fortezza di Hohensalzburg per ammirare il tramonto.


Dopo una tranquilla discesa a piedi mangiamo qualcosa in un localino del centro e con calma torniamo alla macchina, consci del fatto che ci attendono 4 lunghissime ore per tornare nel nostro Veneto.
Il sonno e la stanchezza si fanno sentire ma sono sovrastati dalle chiacchiere e dai ricordi di questi brevi ma intensi tre giorni.


Quando, ormai all’alba, tocchiamo il letto e chiudiamo gli occhi, la prima immagine che ci ritorna in mente è il castello di Neuschwanstein. Finalmente, però, non è più un sogno. 

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